GRUNDIG + GELOSO, lo studio trentennale di Giancarlo.
Cominciare un articolo scomodando (o meglio storpiando) Shakespeare ti impone a scrivere qualcosa di sublime: ovviamente la mia prosa non sarà neanche lontanamente sublime come quella del grande autore inglese, ma così si può definire il suono che ho ascoltato Giovedì in un pomeriggio limpidissimo di mezza estate.
Infatti giovedì mattina (3 Luglio), vista la bellissima giornata, ho deciso immediatamente di prendere una mezza giornata di ferie e di affrontare il breve viaggio verso Ferrara, attraversando la bassa mantovana e ferrarese, ammirando così un paesaggio reso diverso dal solito, perchè il cielo era così terso che i colori della campagna, dai verde scuro dei campi coltivati a granoturco, ai verde più chiaro dei campi a riposo, ed al giallo paglierino dei campi dove era stato appena tagliato il fieno, sembravano quelli accesi e vividi delle estati descritte in alcuni dei magnifici quadri di Van Gogh.
Dalle nostre parti non ci sono più di dieci quindici giornate all’anno come queste, visto che normalmente il cielo è reso fosco dagli alti tassi di umidità tipici di queste zone.
Deliziato dai colori del viaggio arrivo senza problemi sotto casa di Giancarlo: per prima cosa voglio subito ringraziarlo per la sua grande gentilezza, disponibilità e l’ospitalità sua e della moglie Rina, che avrà pensato di avere di fronte uno dei soliti malati per l’alta fedeltà, quando, al cospetto delle sue offerte di portare da bere a questa persona che parlava e commentava, si è sentita da me rispondere che non avevo tempo per bere, ma solo per ascoltare.
Appena saliti nell’appartamento di Giancarlo decidiamo di procedere all’ascolto dell’impianto, prima con gli amplificatori a valvole e poi con amplificazione Grundig: l’impianto è configurato esattamente come dalle foto pubblicate nel precedente articolo di Marino composto da sorgente Philips CD 151 con coperchio rimosso, da due amplificatori mono a valvole Geloso G232HFN del 1960 e dai diffusori Grundig 703 Audioprisma (anni di produzione 1973-1975). Una volta comodamente sistemati in salotto, Giancarlo accende le elettroniche e dopo i canonici dieci minuti per fare entrare a regime termico le valvole, mi propone l’ascolto di due brani da lui scelti di musica celtica per mettere in risalto le caratteristiche dell’impianto; Giancarlo mi raccomanda di fare attenzione a come vengono riprodotti i vari strumenti, alla fedeltà timbrica, alla ricostruzione scenica ed alla naturalezza del suono.
Ebbene fin da quando partono le note del primo brano (“Cucuin’ della cantante irlandese Noirin Ni Riain), registrato probabilmente in una chiesa, mi si apre un mondo nuovo, le pareti della stanza scompaiono del tutto per andare a riposizionarsi come nell’ambiente dove è stato fatta la registrazione. Non solo, non mi è mai capitato di assistere alla totale scomparsa dei diffusori, il suono sembra sgorgare semplicemente dal palcoscenico da loro ricostruito, nel senso che i musicisti sembrano prendere posizione letteralmente davanti a te: se il percussionista era ad 1 metro dal pubblico così lo percepisci, se il trombettista o il sassofonista era a due metri, di nuovo così lo percepisci. Già dopo pochi secondi da parte mia è un susseguirsi di espressioni di sorpresa e di stupore per quanto sto ascoltando, non posso che avere parole entusiastiche quando poi andiamo a considerare la fedeltà timbrica con cui l’impianto riesce a riprodurre i vari strumenti: ognuno di essi viene riprodotto nella sua bellezza e fisicità come mai mi era capitato prima.
Questo esplosivo mix di qualità di riproduzione portano ad un suono di una naturalezza disarmante: già alla fine del primo brano, mi rendo conto che è inutile parlare di trasparenza. La differenza fra questo ed altri impianti ascoltati prima, è che quelli ascoltati prima tendono a darti la sensazione di rappresentare un evento, questo ti fa partecipare all’evento stesso, perchè è come se tu ti sedessi nell’ambiente di registrazione del brano che stai ascoltando a fianco dell’ingegnere del suono.
Alla fine del primo brano, suonano alla porta ed ho così il grandissimo piacere di conoscere Gabriele, il tecnico che contribuisce in modo determinante alla manutenzione di questo impianto, il cui cuore è costituito da due amplificatori mono del 1960 e dal compatto Grindig 2020 del 1975, ma soprattutto persona dai modi squisiti. Parte il secondo brano (“Moorland march” sempre Noirin Ni Riain l’interprete) e non posso che continuare ad espimere parole di apprezzamento: quello che mi colpisce è l’assoluta fedeltà nel riprodurre tutti gli strumenti, rispettando il loro timbro e la loro grandezza fisica: mi vengono in mente i miei ultimi anni da single, (1998-2002) quando il locale più alla moda di Modena (Caffè concerto, proprio di fianco alla Ghirlandina) ogni Sabato sera c’erano concerti jazz dal vivo senza amplificazione: ho così avuto modo di apprezzare quale sia il suono di un contrabbasso, del pianoforte, del sassofono ed altri strumenti dal vivo, non riprodotti da un amplificatore; questo mi permette ora di fare confronti con un poco di cognizione di causa, certo pur sempre quella di un semplice appassionato, non quella del musicista professionista.
Passiamo poi all’ascolto di una pianista – cantante blues americana per apprezzare la riproduzione della sua voce graffiante ma allo stesso tempo naturalissima e quella del pianoforte, veramente bellissimo. Divento smanioso di ascoltare su cotanto impianto i miei CD preferiti, così si materializzano nella stanza di volta in volta Nat King Cole, Perry Como, Aretha Franklin, Dusty Springfield, Petula Clark ed altri ancora: mentre ogni volta ripeto come un disco rotto gli apprezzamenti sulla assoluta veridicità e naturalezza del suono, anche io sono lusingato dal fatto che Giancarlo e Gabriele apprezzino molto queste incisioni.
Ci soffermiamo in particolare sulla maestosa voce di Nat King Cole e gli arrangiamenti di Jenkins, che prevedevano volutamente il suono dell’orchestra in secondo piano rispetto a Nat (la cui voce è sicuramente uno strumento meraviglioso); anche la graffiante voce di Aretha qui è bella come non mai. Difficile poi descrivere la veridicità del sax tenore che compare alla fine di “The look of love” cantata di Dusty Springfield, nonchè la magica atmosfera di “This girl’s in love with you” cantata da Petula Clark.; quando propongo “Baby It’s you” delle Shyrelles, Gabriele rimane stupito e divertito da come questa canzone sia l’icona perfetta del riverbero sulle voci che si applicava nella seconda metà degli anni ’60.
Potrei occupare uno spazio enorme nel riferire tutti i commenti: uno va sicuramente sottolineato perchè è caratteristica saliente di questo impianto: il suono non ti aggredisce mai, con qualunque incisione e con qualunque volume: se alzi o abbassi il volume è come avvicinarsi o allontanarsi dal palcoscenico dove suonano i musicisti. Quando si arriva a questa sensazione di naturalezza direi che si è toccato il massimo.
Inebriato dalla magia del suono, faccio una affermazione banale, ma tesa comunque a sollecitare un commento su queste eccezionali Grundig 703 Audioprisma: “sono delle tre vie, vero?” – Gabriele con un sorriso sornione si gira verso di me e dice “Monovia, tecnicamente sono delle tre vie, ma queste casse hanno una coerenza di emissione che è propria solo di una monovia, ed in più hanno una estensione in riproduzione che si può avere solo con una multivia: sono veramente incredibili”.
Non riesco a darvi un’idea della profondità e della pulizia dei bassi (anche se parliamo dei 40-50 hertz) che escono da queste casse, ma se passate da casa di Giancarlo, basta ascoltare quei due pezzi di musica celtica per rimanere stupiti o basiti, sciegliete voi quale aggettivo vi piacerà di più. Come facciano le Grundig 703 a riprodurre questi bassi con un woofer che in fondo sarà (con valutazione spannometrica) di 20 cm o poco più di diametro, e con una profondità così ridotta da sembrare delle flach-box da pavimento (così in effetti vengono descritte nel catalogo del 1975), non è dato sapere: 63Hx42Lx19P le dimensioni – Risposta dichiarata 32-26.000 hz con tagli a 800 e 4000 hz – e vi garantisco che i 32 hz ci sono tutti.
Un superlativo dopo l’altro arrivano (troppo) in fretta le 5 del pomeriggio, quando Gabriele ci annuncia che ci deve lasciare per impegni perosnali: anche io devo ritpartire a breve, ho mia moglie bloccata in casa convalescente a causa di una polmonite e non posso tardare più di tanto. Allora, mentre la Sig. Rina ci ripropone qualcosa da bere, che finalmente accetto, faccio fretta a Giancarlo nel collegare lo Studio 2020 al posto dei finali Geloso: ci sediamo, attacchiamo una sola canzone, ma il suono proprio non va, Giancarlo mi dice che forse c’è qualcosa da mettere a posto, ma ormai non ho più tempo, scappo via quasi come un ladro, non prima di avere ringraziato Giancarlo e la Sig.ra Rina per l’ospitalità.
Prima di uscire non posso fare a meno di notare una scatolina nera con un sacco di fili che entrano ed escono, un potenziometro ed un interruttore posta sopra un contenitore di CD all’estrema sinistra dell’impianto (la potete vedere anche nella foto dell’articolo di Marino); chiedo sommessamente, quasi con il timore di chi fa una domanda importuna “quella scatolina ha qualcosa a che fare con l’impianto?” – “Diciamo che contribuisce a migliorare la qualità di questo impianto ma volendo anche di qualsiasi altro” mi risponde Giancarlo.
La fisso per un ultimo momento poi me ne vado via con la lena che può avere un ladro di appartamento: so che Vi state domandando “ma come non hai chiesto niente riguardo quella cosa???? Facci sapere!” Vi dirò che non essendo un tecnico se anche Giancarlo avesse voluto spiegarmi qualcosa non ci avrei capito nulla, e poi, di fronte alla magia del suono a che servono le spiegazioni tecniche? Ditemi, quando eravate bambini, di fronte alla magia dei giochi che trovavate nel soggiorno o in camera vostra la mattina di Natale, vi soffermavate forse a domandarVi come faceva Babbo Natale ad entrare in casa senza averne le chiavi e come faceva a portare i regali di tutti i bambini con una sola carrozza trainata dalle renne a disposizione? Di fronte alla magia, che utilità può avere soffermarsi sui dettagli?
Mentre guido sulla strada del ritorno in un tramonto dalla luce inusuale quanto bella, penso a come Giancarlo, credo con l’ausilio delle esperienze sue, di Gabriele, di Vincenzo e Marino dopo aver scoperto il suono Grundig, sia comunque riuscito ad assemblare un impianto che si sposa magnificamente con l’ambiente in cui è posto: sono certo che riuscirebbe a smontarlo e rimontarlo altrove in pochi minuti, ma quanto ci vorrebbe poi per accordarlo in un nuovo ambiente sconosciuto per farlo rendere al massimo delle sue potenzialità? Per accordarlo posso pensare semplicemente a quanto ci vuole per trovare l’esatto posizionamento delle casse.
Ognuno di noi cerca, compatibilmente con i limiti dati dalla propria vita familiare e lavorativa, di soddisfare la propria passione per la musica e la sua riproduzione, cercando di trovare il miglior equilibrio possibile fra gli apparecchi hi-fi e l’ambiente di casa propria dove andranno inseriti; ho paura che sia impossibile deputare idealmente un unico ambiente come teatro di confronto e pretendere di fare confronti imparziali. Quando assembliamo un impianto, inevitabilmente lo scegliamo in base all’interazione con le nostre orecchie in primis, ma questo è ovvio, ma soprattutto con il nostro ambiente domestico che come tale è unico e irripetibile. Certo che guardando l’ambiente in cui è inserito un impianto che ci è piaciuto molto possiamo fare un confronto approssimativo con il nostro ambiente, e valutare se è sperabile avere gli stessi risultati sentiti in un dato contesto.
Per quanto mi riguarda, sono cosciente che per me (ma non solo, per tutti temo) tale suono, dalla bellezza che oserei definire onirica, rimarrà appunto un sogno di un pomeriggio di mezza estate per vari motivi: almeno due terzi dei componenti dell’impianto sono praticamente introvabili – mi riferisco ai finali a valvole della Geloso, costruiti in pochissimi esemplari, ed anche alle Grundig Audioprisma 703, che è rarissimo vedere in vendita persino in Germania. Questo problema vale per tutti, per quanto mi riguarda dovrei anche cambiare casa per installare e fare rendere al meglio un tale impianto, quindi non è nemmeno per me pensabile. La prossima volta che andrò a Ferrara (c’è un bellissimo festival delle Mongolfiere qui a Settembre che ho già cominciato a pubblicizzare a moglie e figlia piccola) cercherò di capire come si può approssimare un tale suono con l’amplificazione Grundig. Ieri mattina Giancarlo mi ha telefonato e mi ha svelato il motivo del suono troppo diverso fra lo Studio 2020 ed i finali Geloso: nella fretta e nel groviglio dei cavi aveva erroneamente collegato le 416 compact a scaffale invece delle Audioprisma!!
Discorso a parte merita la sorgente: Giancarlo mi ha motivato la scelta del Philips CD 151 per il motivo che lui fra tutti i generi musicali, ha una adorazione speciale per il blues, e trova che il suddetto sia più adatto a riprodurlo rispetto ai famosi Grundig CD 35, 7500 e 7550 perchè trova questi ultimi un pochino troppo dolci per questo genere: il Philips a suo giudizio riesce a rendere meglio il suono graffiante del blues: si parla di inezie che comunque giustificano una scelta.
Probabilmente io, che prediligo il Jazz, potrei potenzialmente preferire i Grundig: come sapete adesso per motivi economici prediligo anche io il Philips CD 150. Se qualcuno dei lettori che abita al nord vuole avere una base di partenza per farsi un’idea di quanto sia bello il suono ascoltato da Giancarlo, può chiedere ospitalità a Roberto nella sua casa sul lago di Garda, ascoltare l’impianto con il CD 7550 o 35, il Reciever 25, le 1500a professional: probabilmente ne rimarrete colpiti: a questo punto amplificate ulteriormente tutte le qualità di quel suono.
Io ho cercato nella mia mente confronti a memoria con impianti ascoltati nelle varie edizioni del Top Audio cui sono andato e nei vari negozi hi-end che ho visitato: è vero che è sempre difficile fare questo tipo di confronti a distanza sia nel tempo che nel luogo, rimane il fatto che non ho il ricordo di un suono così naturale ed appagante, al di là del marchio e del costo.
Mentre il motore dell’auto ronfa contento di respirare un’aria così priva di umidità, tanto che sembra volermi ringraziare per questa gita (così siamo contenti in due!), una importante riflessione mi sovviene alla mente: il suono dell’impianto appena ascoltato riflette la passione per la musica e la cultura musicale che ne consegue dall’aver frequentato ed ascoltato concerti dal vivo di musica amplificata e non, di chi lo ha assemblato e delle persone che lo hanno aiutato in questo: solo chi ha passione e cultura musicale credo sia in grado di andare alla ricerca del suono che ho ascoltato, così naturale e rispettoso del suono reale dei vari strumenti, non ci si può arrivare per altra via.
Chiudendo rinnovo il mio più sentito grazie a Giancarlo per avermi dato la possibilità di ascoltare un suono davvero “sontuoso” e non posso che fare a meno di riportare le parole che mi ha riferito, ovvero che se lui, con i contributi di Gabriele (che ha un ruolo fondamentale nel tirare fuori il meglio da questi apparecchi vintage) è arrivato a questo risultato, lo deve a Vincenzo – riferisco le testuali parole – “che 23 anni fa, mi ha fatto scoprire il mondo Grundig e mi ha preso per mano mettendo le mie orecchie sulla giusta strada”.
Chapeau a tutti voi, grundigofili ferraresi!
Articolo capolavoro. Capolavori le opere artistiche. Capolavori gli apparecchi e i diffusori
A proposito del CD 150, il coperchio rimosso che viene menzionato nell’articolo influisce significativamente sul risultato?
Ho ascoltato con le mie orecchie queste cose che ha scritto Luca, perchè non ha fatto manco a tempo di andare via da casa del Maestro Giancarlo che già al telefono lo incalzavo con le domande. Quello che ha scritto è quanto mi ha detto pochi minuti dopo l’ascolto, ricordo bene la sua emozione ed io, nel mentre che Luca parlava, ero felice per Giancarlo, una persona perbene, una persona Leale.
Devo aggiungere un altro commento. Infatti dopo quello dedicato al Maestro Giancarlo ho il desiderio di fare i complimenti a Luca per come riesce sempre a farci vivere le sue emozioni con i suoi scritti. Complimenti Luca, grazie.
@ Carluc. I miei CD 150, 160 suonano benissimo con il loro coperchio. Bisognerebbe chiedere a Carlo il motivo di quella scelta. Resta il fatto che Luca ha sentito un suono ineguagliabile.
Ci siamo sentiti con Giancarlo e mi ha detto che ha smontato il coperchio perchè il carrello si blocca e bisogna sostituire la cinghia…
Carluc se osservi bene ci sono i due cd impilati.
x Supercolor, Lluca ti ringrazio a nome di tutti
Ciao a tutti: vi ringrazio tutti per i complimenti, ho solo cercato di rendere in parole il suono che ho ascoltato Giovedì scorso: fa sempre piacere ricevere complimenti, ma il piacere è doppio quando li ricevi da persone di cui hai grande stima. Comunque sia i complimenti vanno reiterati a chi ha assemblato questo impianto dopo anni di esperienze e passione per la musica, le parole sono solo una naturale conseguenza. Sono io che devo ringraziare Giancarlo per la sua ospitalità e per la passione che ci mette nell’accompagnarti nell’ascolto. Adesso devo solo convincere mia moglie che Ferrara è una città da visitare assolutamente più volte, almeno come Mantova! In fondo sono due città in passato profondamente legate da una storia gloriosa scritta dalla magnificenza delle corti dei Gonzaga e degli Estensi.
Era ora che altre persone al di fuori di noi “ferraresi” si siano accorti con le proprie orecchie di che razza di suono sia capace di tirar fuori dalle audioprisma 703 il carissimo GIANCARLO…sono proprio orgoglioso di fare parte di questo meraviglioso gruppo!!!
Un saluto a tutti voi!
orgoglioso anch’io !!!
…se posso unirmi ovviamente!!!!
Quando ero piccolo piccolo…venne l’elettricista a casa mia ad aggiustare la lavatrice e la televisione…dopo un lungo intervento il televisore e la lavatrice si sono messi a funzionare non più come erano in origine ma, funzionavano…altro particolare era che quando ci metteva le mani… ci rimanevano per terra pareccheie viti e anche pezzi strani.
Il nostro Grande Marco invece oltre a curare l’estetica ci mette tutto il possibile perchè il prodotto rimanga come la mamma lo ha fatto…
Questa è la differenza….quando un’apparecchiatura è indovinata dalla casa madre..ben poco c’è da fare…come in questo caso la Grundig sapeva fare funzionare i suoi prodotti con tutte le sue viti e i sui componenti. 🙂
Grande Marino, quoto tutto.
I ferraresi sono stati i primi a scoprire le potenzialità degli apparecchi Grundig HiFi.
Vero Marino
nulla è superfluo e nulla è lasciato al caso, soprattutto nei Grundig. Altro particolare fondamentale sono le tarature, che: per ragioni di tempo non ho fin’ora documentato. Dato che la cosa va però spiegata bene e, come amo fare , anche per chi non è proprio del campo, vorrei fare delle traduzioni dai manuali della casa madre. A seguito, immortalare le misure rilevate rispetto appunto gli schemi e i manuali.
Da parte mia grazie davvero, soprattutto per la comprensione circa la difficoltà nel fare questo lavoro in questo modo: non basta cambiare un semplice componente guasto…. grazie ancora
marco
Un impianto di riferimento assoluto