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Ma come ascoltiamo il suono?

suono

Ascoltare il suono

Nel panorama HIFI e sull’ascolto audio si è parlato, se ne parla e se ne parlerà all’infinito. Ognuno dice la propria e ci si scambiano opinioni, esperienze e, a volte, anche un pò di leggende. Difficilmente ho trovato dei Forum in cui però ci si preoccupasse della persona che ascolta, del luogo in cui si ascolta, piuttosto che dell’ apparato che riproduce musica più o meno prestante.

Leggiamo di amplificatori che restituiscono una risposta in frequenza lineare, ad esempio, 15 Hz – 25.000 Hz. Fantastico. Ma l’uomo da quale a quale frequenza percepisce? Quanti anni ha il soggetto che ascolta? Che attività lavorative/traumi ha subìto nella sua vita? E poi ancora il secondo aspetto: dove ascolta?

Per quanto ne sappiamo, l’uomo alla nascita percepisce da 20 Hz a 20000 Hz. Poi con l’età (come per la vista) la stessa banda si restringe. Come? Già detto: a seconda dei trascorsi del soggetto stesso.

Se il nostro ascoltatore ha lavorato in officina, con rumori costanti, piuttosto se ha fatto immersioni, se semplicemente per ragioni genetiche o ha subìto dei traumi, inevitabilmente la risposta in frequenza percepita sarà più o meno ampia. Vi assicuro che prese 10 persone di età variabili o anche coetanee, fatte prove audiometriche, avremo 10 curve diverse e addirittura diverse nella stessa persona tra orecchio destro ed orecchio sinistro.

Questo non ve lo dice quasi nessuno, ma andiamoci pure a documentare in rete circa questi aspetti. Secondo elemento: l’ambiente. Qui raggiungiamo situazioni infinite e infinitamente diverse. Un piccolo aneddoto personale, sempre negli anni ’80. All’epoca venivo sempre coinvolto negli acquisti dei moduli allora tanto in voga (Technics, RCF, Indiana Line, Teac etc etc).

Quando amici, parenti, dovevano acquistare il loro primo impianto mi chiamavano (con mia grossa soddisfazione, non potendoli acquistare almeno li potevo scegliere installare ed ascoltare). Configurazione tipo: Piatto Technics SL-D1 o superiori, amplificatore Technics SU V-4 oppure 5, Piastra Teac, casse Indiana Line oppure RCF BR41, etc. Sul budget totale il 50% ricadeva sulle casse, l’altro 50% sul resto. Parliamo all’epoca tra il milione e milione e mezzo di lire. Le scelte quasi sempre azzeccate (ti piace vincere facile!!!) ma un esperienza come dicevo non la scorderò mai.

Un impianto del genere montato da un mio parente si sentiva davvero molto molto male.

Prova con i Genesis, album The Lamb Lies Down on Broadway, brano Back in NYC, con quel Bass Pedals di Mike Rutherford devastante. Il suono era freddo e stonato. Oggi la spiegazione ce l’avrei: era un salone enorme, vuoto, senza tende, un divanetto in pelle e soprattutto due o tre cristalliere. Riflessioni ed echi quindi a non finire. Oggi quello stesso impianto, revisionato da me due anni fa, installato nella camera dei ragazzi suona in maniera magistrale (revisionato intendo semplicemente pulito e rimesso a posto, pari alla condizione originale). Questo è uno di quegli esempi che mi ha portato a riflettere: quando si acquista un impianto si dovrebbe pensare prima alla sua destinazione. Anche la potenza marcia di pari passo. Inutile farsi un 200 watt in un ambiente di 10 Mq.

Anche se sulla potenza in effetti ci si può anche un pò allargare. Mi spiego meglio: un automobile nata per raggiungere i 200 all’ora, ad una velocità di 100 orari sarà più stabile, soffrirà di meno ed in caso frenerà meglio rispetto ad una che sta al massimo delle prestazioni (motore che surriscalda, instabilità, sbandate in frenata).

Al di là di come regoliamo la manopola del volume, la dinamica del suono sarà sempre variabile.

Mettiamo Firth of Fifth sempre dei Genesis (Selling England by the Pound). Ascoltiamo il brano ad un volume medio basso dove in media chiediamo 20 watt per canale. Nel centro dell’assolo di chitarra entra il solito Bass Pedals con frequenze intorno ai 50 Hz. Bene, per quanto poco lo sentiamo, l’amplificatore e le casse vengono molto sollecitate, sviluppando fino al doppio della potenza che sentivamo prima. Ma la nostra percezione sonora è la stessa.

Quindi un amplificatore e relative casse che sopportano fino a 100 watt riprodurrà meglio quel suono (indistorto) perchè sono a mezza potenza, piuttosto che un impianto che sta al limite delle sue prestazioni. Abbiamo parlato di percezione ancora una volta. E’ doveroso a questo punto parlare di come ci arriva il suono a seconda delle varie frequenze emesse.

curva di percezione sonora

Ebbene si, fatevene una ragione, questo è il modo in cui percepiamo il suono, altro che linearità! Ma perchè mai saranno stati introdotti i controlli di tono, gli equalizzatori ambientali (questo sarebbe il nome completo) ed il Loudness? Per correggere la linearità del suono rapportata all’ambiente in cui si ascolta e per colmare “le deficienze dell’orecchio umano” (termine puramente scientifico).

Soprattutto a volumi bassissimi, siamo molto più sensibili ai toni medi che agli alti ed ai bassi. Il Loudness non fa altro che esaltare le frequenze basse e le alte per riallinearle, come percezione, ai toni medi. Queste sono prove che possiamo fare tutti, a casa nostra, con i nostri impianti. Il Loudness è stato implementato già da parecchi anni nei riproduttori quando ancora non si parlava di HI-FI. la mia vecchia fonovaligia Lesa LF632, anno 1962, aveva (ha) il potenziometro doppio del volume, corredato di un’ ulteriore presa posta al  60% della sua corsa, dalla quale parte il circuito del Loudness.

potenziometro presa fisiologica Oltre tale corsa l’intervento di compensazione risulta superfluo, proprio perchè il volume si trova ad un livello sufficientemente alto per cui l’esaltazione dei medi rispetto i bassi/alti è ininfluente.

Ben vengano impianti lineari, senza toni o equalizzatori, a patto che si ascoltano in stanzette tipo gli studi di registrazione, senza vetri, senza cristalli, completamente insonorizzate, con materiale fono assorbente in tutte le pareti… come casa nostra, no ?!?

Altra caratteristica dell’orecchio legata alla percezione è la sensibilità. Questa è di tipo logaritmico 1/4. Un esempio, se stiamo ascoltando un volume con potenza media di 10 watt, per percepire il doppio della pressione sonora ne occorrono 40. Non sarà un caso che l’unità di misura più usata relativamente al suono (oltre al Watt) è il Decibel (dB), che è appunto un’ unità di misura logaritmica.  Tale scala è normalmente presente nei più diffusi Vu-Meter.18149Sansui_VU_meter

Marco

6 Comments

  1. Pasquale, quelle sono due parabole prese in prestito da un mio amico di Nola.
    Marino, grazie …mi hai fatto tanto sorridere (anche adesso veramente!! Ti prego di aiutare me e tutti noi nel trovare eventuali inesattezze e corregerle, come nel sano spirito che vorrei questo portale avesse sempre. Già si leggono purtroppo diverse “inesattezze” in rete e non vorrei essere anche io tra questi (magari involontariamente , nella fretta di scrivere o per stanchezza). Non vedo l’ora di avere dei tuoi contributi. Grazie ancora

    marco

  2. Ottimo articolo. Tutte nozioni che non vengono mai divulgate. Grundig lo faceva. Ora anche noi!

  3. Per fortuna che era stanco…figurati quando è superconcentrato!
    Ottimo Marco!
    Ci sentiamo quando torno della vacanza.
    Ciao
    Marino

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