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GRUNDIG NF20 – Un restauro con sorpresa

Grundig NF20. Un classico dell’amplificazione valvolare. Un mostro sacro il cui progetto è tuttora replicato.

Cronaca di un restauro eseguito da Giovanni Saoner, meglio conosciuto tra gli appassionati come Tubesound.

Il suo sito internet è tra i più apprezzati tra gli appassionati.

RC


Ho chiesto agli amici di Grundig Love di pubblicare questo restauro perché presenta delle particolarità didattiche interessanti.
Inizialmente mi sembrava un restauro come tanti, ma non è andata proprio come mi aspettavo.
Ma cominciamo dall’inizio:

L’amplificatore NF20 è il più potente ed il migliore amplificatore a valvole prodotto dalla Grundig nel 1965.
E’ improprio parlate di amplificatore, perché nello chassis denominato NF20 sono presenti, in realtà, solamente lo stadio pilota, lo stadio finale e l’alimentatore.
Lo stadio preamplificatore, con tutti i controlli di Volume, di Tono, di Selezione Ingressi ecc. sono integrati nel telaio HF10L che comprende anche la sezione sintonizzatore.
Queste due unità erano inserite nei mobili radio più prestigiosi della Grundig

Il telaio NF20 naturalmente non era in vista, ma inserito dentro al mobile.

Questo stadio finale è un classico Push-Pull funzionante in classe B. La potenza massima d’uscita dichiarata è di 15W ma è un dato puramete teorico, a questa potenza la distorsione è superiore al 5 % e la banda passante si riduce a 60Hz-12KHz.
Tuttavia l’amplificatore è ben fatto, i trasformatori d’uscita sono abbondantemente dimensionati e disposti ortogonalmente rispetto al trasformatore di alimentazione. Le capacità di filtro sono notevoli, 400 uF, le valvole pilota sono schermate. La realizzazione del circuito è in aria.
Il suono è quello caldo delle EL84.

L’amplificatore in questione si presentava così:

Il cambiatensione è stato rotto, merito della “cura” con la quale è stato trattato questo amplificatore.

Non c’era altra possibilità che sostituirlo.

Si passa ora alla sostituzione di tutti i condensatori.
Spesso i condensatori alla vista appaiono sani. Ho voluto misurarne uno per dare un’idea di quanto inutile, anzi controproducente, sia l’esame visivo.
Questo condensatore elettrolitico ha variato capacità del 233%. A fronte di una perdita tollerabile dello 0,3-0,4% misura un 7,8%. La resistenza di perdita dovrebbe essere poi molto più bassa.

Quindi si procede con la sostituzione di tutti i condensatori, quelli evidentemente distrutti e quelli apparentemente perfetti.
Nel contempo alcune resistenze si sbriciolano, e vanno sostituite.

A questo punto una verifica con lo schema e … oh … sorpresa sorpresa … alcuni condensatori catodici sono montati rovesci.
Da schema il terminale positivo va connesso al catodo e quello negativo a massa, come è ovvio. Il catodo è ad una tensione positiva rispetto a massa, in modo di polarizzare negativamente la griglia controllo.
Su questo apparecchio 3 condensatori catodici su 4 hanno il positivo a massa.
Possibile che abbia sbagliato io una cosa tanto banale? Vediamo le foto originali:

Qualche altro “tecnico” ci ha messo le mani.
A questo punto è meglio verificare con maggior cura il resto del circuito prima di alimentarlo.
E altra sorpresa … ancora più sorprendente … mancano 2 resistenze catodiche su 4.

Questo amplificatore lavorava in condizioni disastrose, infatti le 4 valvole erano esaurite quasi totalmente, i condensatori catodici saltati (e vorrei vedere!)
Ecco installate resistenze mancanti.

A questo punto la verifica accurata di tutto, ma proprio tutto il circuito è d’obbligo.
Dopo qualche ora finalmente sono tranquillo, il resto del circuito è stato graziato dalle riparazioni del “tecnico”.
Bene, ora sembra tutto coerente con lo schema.
Tento di salvare i suoi ponti raddrizzatori al Selenio, provo a dare tensione, vediamo come vanno.

Bum! Il fusibile salta immediatamente.
Cambiamo il ponte raddrizzatore e via.

Riproviamo a dare tensione.
Sembra funzionare, ma che brutto ronzio di alternata!
Facciamo due calcoli. Forse il ripple residuo è troppo elevato.
Aumento la capacità dei condensatori di filtro, un ronzio così non è accettabile ai giorni nostri.

Ottimo, ora è veramente silenziosissimo.
Ma ancora non sono convinto, nonostante il ponte raddrizzatore nuovo, i filtri nuovi e tutto il resto la tensione è più bassa di una decina di volts rispetto a quanto previsto dalla casa costruttrice.
C’è ancora qualcosa che non va.
Intanto che ci penso vedo una cosa brutta brutta.

Le placche delle nuove EL84 si arrossano. SPEGNERE SUBITO!
Verifichiamo ancora le polarizzazioni. Anodica OK. Griglia schermo OK. Catodo OK. Griglia … non ok.
Questo amplificatore lavora a polarizzazione fissa, la tensione di griglia deve essere molto negativa.
Vediamo il circuito di polarizzazione ed ecco il problema, il diodo al Selenio è saltato.

Oh, finalmente.
Le finali non si arrossano più, le tensioni sono perfettamente in linea con quanto previsto dalla casa, assoluta assenza di ronzio, funziona tutto?
Noooo, funziona un canale solo !!!! Non molliamo, siamo ormai alla fine.
Però dobbiamo ricontrollare tutto, e vai.
Individuato il canale che non va.
Finale a posto.
Invertitore a posto.
Preamplificatore … non a posto. La tensione catodica e quella anodica sono troppo elevate.
Quel ramo del circuito di alimentazione anodica è corretto, resistenze, condensatori tutto ok.
Il problema deve essere per forza sul catodo.
Infatti dopo un po scopro che il catodo è flottante. Vediamo, la resistenza è a posto, l’unica cosa che rimane in serie è la bobina del circuito di controreazione.
Infatti, è interrotta.
Riavvolgiamola.

Ok, stesso filo, aggiungo 10 spire rispetto all’originale per compensare la perdita dovuto all’avvolgimento scomposto.

FINALMENTE!!! Ora funziona perfettamente!
Ecco, questa è la storia di un restauro vero, fatto bene.
Giusto per chi mette in giro annuncio spacciando per restaurati apparecchi a cui è stata tolta la polvere ed aggiunti nuovi condensatori in parallelo ai vecchi elettrolitici.

Ecco un breve test al banco e qualche foto della macchina … in funzione.
Per fare le prove è stata usata una vergognosa scheda audio di un portatile ed un vecchio oscilloscopio.
Comunque l’unica prova che conta è quella d’ascolto.
La risposta a 50 Hz


244 Hz


407 Hz

7560 Hz

10.016 Hz


17955 Hz


Collegamenti volanti e disturbi a non finire dovuti all’alimentatore della lampada non mi hanno permesso di accorciare la base dei tempi.
Ecco da ultimo il Grundig in funzione usando la scheda audio del PC ed un cavo fatto appositamente.
Non ha bisogno di altro per funzionare, nessun pre, niente.
In questa configurazione si può ascoltare qualsiasi CD, qualsiasi mp3, file lossesless, qualsiasi web station, qualsiasi stremaing.
Insomma è piuttosto versatile.
Buon ascolto

Giovanni Saoner

10 Comments

  1. Ma porca putt….mi tocca cercare anche questo!?
    Bell’articolo, grazie!

  2. Pensiamo solo a quanto meglio potrebbe suonare se invece di condensatori “da biavarol” si fossero usati dei condensatori più seri.
    Potrebbe essere una scelta anche vista la bassa qualità dei condensatori originali e non una scelta dettata da esigenze economiche.
    Non capisco inoltre la scelta di “aggiungere” capacità di filtro anziché sostituire integralmente i condensatori di filtro.
    Una scelta anche questa?

    Con affetto.

  3. Divido in due le risposte al post precedente per chiarezza.

    I nuovi condensatori non sono stati collegati in parallelo ai vecchi, ovviamente, ma sono stati integralmente sostituiti.
    Guardando con attenzione dalle foto si dovrebbe vedere che i condensatori elettrolitici sono stati lasciati per questioni estetiche ma i terminali, nella parte sottostante, non sono stati utilizzati.
    L’ultimo, dei 4 condensatori di filtro è stato mantenuto in quanto, essendo pochissimo sollecitato, era in condizioni perfette.
    E’ stato raddoppiato di capacità per permettere una maggiore erogazione istantanea di corrente, non per filtrare il ripple, non ve n’era alcun residuo significativo in questo sezione del filtro.

  4. Esistono alcune serie discussioni tecniche in rete sull’utilizzo dei diversi dielettrici nei condensatori impiegati in progetti Hi-End. Non è possibile affrontare tale argomento in poche righe.
    Provo solo quindi a dire due cose senza la pretesa che la risposta sia esaustiva e risolutiva.
    E’ ormai chiaramente riconosciuto che i condensatori in Poliestere rendono il suono più “grintoso”, quelli in Polipropilene lo rendono più “soft”, e che la migliore qualità, nel senso di assenza di colorazioni sta nel mezzo, con i condensatori in Teflon.
    Ma è anche noto che questo avviene soprattutto per l’azione di tali condensatori sulla distorsione di 3° armonica. I nostri valvolari, come altrettanto noto, ne sono poco afflitti. Diverso il discorso per gli ampli a stato solido.
    I condensatori usati in questo apparecchio sono “Tubular Metallized Polyester Capacitors” della Illinois capacitor con Frequenza di autorisonanza a 9,7 MHz (direi più che sufficiente per un uso su frequenze audio).
    Avendo una tolleranza del 10% sono stati selezionati (ne acquisto in grande quantità per avere questa possibilità) per non avere differenze tra i canali destro e sinistro.
    Le polarità (i poli caldi) sono stati rispettati durante il montaggio.
    Il risultato è un suono molto pronto e veloce nonostante i trasformatori d’uscita di ottima fattura ma non audiophile, nonostante le valvole di classe commerciale, nonostante il cablaggio con fili comuni, nonostanze le resistenza non anti-induttive (tranne quelle che ho messo io), nonostante ecc. ecc.
    In sostanza è probabilmente corretto affermare che in un amplificatore Hi-End, accoppiato a sorgenti e diffusori Hi-End, con Stabilizzatori di rete e cablaggi (cavi, supporti ecc.) adeguati, installati in ambienti acusticamente neutri, la differenza tra l’uso di condensatori con dielettrico di tipo diverso sia “forse” udibile.
    Ma è altresì corretto rispondere alla domanda iniziale “come suonerebbe questo ampli con condensatori Hi-End?” Assolutamente allo stesso modo.
    Le prove le ho fatte su un sintoamplificatore B&O Grand Prix a valvole con un canale con condensatori IC e l’altro con condensatori Auricap.
    Nessuna differenza è stata percepibile da nessuno delle persone che lo hanno ascoltato.
    Cambiando le valvole invece, per esempio, alcune differenze erano abbastanza evidenti.
    Cambiando i diffusori poi … e così via.
    Questa è la mia esperienza personale, magari qualcuno ha sperimentato qualcosa di diverso.
    Per esempio invito tutti a provare a sostituire una blasonata e costosa ECC83 Telefunken con una umile Tungsram ungherese che si acquista ad una frazione del prezzo.
    Poi invito a scrivere le proprie impressioni pubblicamente.

  5. sono totalmente d’accordo e aggiungo che è una vera fatica spiegare sempre che alla fine si ascolta musica con le orecchie e non con le supposizioni che un componente, migliore in teoria, migliora sempre l’ascolto. Tutt’altro. Secondo me è sempre il sapiente equilibrio tra le parti a far ottenere il risultato migliore. Se miglioro troppo un parametro finisco per peggiorarne un altro, per cui si deve ben riflettere per ottenere riscontri esaltanti. Quella su indicata mi pare una delle migliori vie percorribili

  6. Anch’io rispondo per gradi.
    – Intendevo, con condensatori “da Biavarol” quelli gialli, gli elettrolitici insomma.
    – Ha provato a eliminate il raddoppio di capacitá e vedere/ascoltare se la velocitá rimane uguale?
    – Ma che prova é un canale con il latte di soia(Auricap) e l’altro con il latte di mandorle(IC) (B&O)? Ascolta in mono prima un canale e poi l’altro?
    – Poi ha provato, in questo amplificatore, a sostituire i caps con dei caps hi-end e vedere l’effetto che fa?
    – Ha provato in questo amplificatore a montare condensatori non accoppiati e ascoltare l’effetto che fa?
    – La umile Tungsram ungherese non si paga piú una frazione del costo di una Telefunken. Forse qualche anno fa era possibile, oggigiorno………
    Comunque articolo interessante che mi aiuterá a sistemare la mia Console 680(mi manca solo di capire come si toglie la mascherina del Hf-10 per smontarlo. Ha un dente che non si sgancia. Mannaggia.).

    Con affetto.

    p.s.: @SARO: “De gustibus non est disputandum” questa é la realtá.
    Ció che piace a te, alle tue orecchie e al tuo cervello che elabora l’informazione puó non piacere a me.
    Magari a me piacciono gli ERO 1813 o i 1822 o i Siemens. o gli ELNA Silmic ad altri i Nichicon e i WIMA o a chi piace fare lo sborone prende gli Auricap o quelli all’olio di serpente.
    cosí come possiamo percepire lo stesso messaggio ed elaborarlo differentemente: stridulo o suadente.

    p.s. del p.s.: qualcuno(un Guru e non uno dei tanti Pseudo che bazzicano il net) scrisse: “non ho mai ascoltato un amplificatore di EL84 suonare male.”

    Amen

    p.s. III˙: per le prove caldamente consigliato Waltz for Debby di Bill Evans targato JVC XRCD.

  7. Robertor, ti ringrazio personalmente per aver esposto le tue idee, le tue esperienze ed i tuoi suggerimenti. Il confronto è sempre arricchente.

    Saro, emerge sempre la pragmaticità a cui ti hanno condotto i tuoi percorsi professionali nell’ambiente audiofilo.
    Un salvifico realismo critico alla Popper.

  8. Purtroppo in questo caso non c’è confronto bensì due correnti di pensiero una delle quali chiede spiegazione su un intervento ben preciso.
    Nell’impossibilità di partecipare al meeting, quindi di chiarirele, le mie domande rimarranno senza risposta.

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