Gli anni 70 sono unanimemente riconosciuti come gli anni d’oro di casa Grundig. I progetti nati in questo periodo vantano livelli qualitativi particolarmente elevati. Parlando di diffusori, impossibile non menzionare il progetto audioprisma. Con tale nome ci riferiamo alle versioni di diffusori, parte della ben più nutrita serie prodotta, con la caratteristica lente acustica nella parte superiore frontale, posta davanti al tweeter.
I modelli erano 5: 503, 506, 703, 706 e 707
La serie completa era tuttavia ben rappresentata anche da altre casse, a dimostrare la volontà di Grundig di soddisfare le più svariate esigenze di inserimento in ambiente, ma vediamo di essere più precisi.
Dei 5 modelli, 2 erano flachbox, (503 e 703) stiamo parlando di diffusori di generose dimensioni in altezza e larghezza, tali da sopperire come litraggio ad una profondità contenuta. Tali casse venivano sovente sistemate a parete tramite staffette, sistemazione prevista dalla stessa casa madre, ma potevano altresì e con migliore resa acustica, essere collocate a pavimento tramite opportuni supporti, concettualmente molto semplici, che permettevano una quasi totale sospensione dei diffusori che di fatto mantenevano contatto col supporto, in soli 3 punti di ridotta superficie e consentivano anche un’utilissima inclinazione della cassa in base alla collocazione rispetto al punto di ascolto.
Staffe in dotazione con diffusori Grundig, metallici a sx, plastici a dx.
A completamento della gamma audioprisma, ma non flachbox, i modelli 506,706 concepiti come casse con rapporti altezza/larghezza/ profondità nella norma. Questi 2 modelli erano addirittura previsti in 3 varianti: audioprisma per l’appunto con lente acustica, M senza lente acustica, ma con eguale tela anteriore e dimensionalmente uguali, ed una versione compact, per la quale, oltre ad una riduzione sensibile delle dimensioni, veniva utilizzata una griglia frontale metallica. Tutti e 3 i modelli montavano eguali componenti.
Il quinto modello era quello delle 707 audioprisma, progettato a torre da posizionare a terra.
Caratteristica dei modelli audioprisma era anche quella di presentare la possibilità di connettersi ai particolari cubi a 6 altoparlanti (kugelstrahler 700), capaci di diffondere a 360 gradi le frequenze alte, rendendo l’ascolto meglio fruibile in caso di spostamento nell’ambiente di ascolto, sopperendo in particolare alla ben nota direzionalità di tali frequenze.
Proprio una grande versatilità quella offerta dall’amato marchio tedesco. L’acquirente poteva tranquillamente trovare la soluzione che faceva al caso proprio.
Di seguito alcune foto estrapolate dai cataloghi. Dagli schemi dei cataloghi, dai quali ho estrapolato la sola parte della gamma che a noi interessa, si nota anche come i modelli 506M (sostituisce il precedente 506) e 706 M, saranno introdotti solo successivamente assieme alle varianti 506 e 706 compact. Il modello 506H erano invece casse con componentistica differente, caratterizzate dal frontale con la ben nota griglia in legno a listelli longitudinali.
I modelli audioprisma godono di un interesse crescente in anni recenti, dimostrando di meritarsi a pieni voti gli elogi già ampiamente ottenuti alla loro presentazione. Il modello audioprisma 503 e 706 in prove di confronto con diffusori di pari fascia di prezzo hanno sempre sfoderato caratteristiche qualitative di alto livello, come dimostrato dai test di Fono Forum degli anni 73 e 74. Il modello 703 sembra essere sempre più sulle labbra degli amanti di un certo suono tipicamente Grundig.
A parte l’introduzione d’obbligo che ho pensato necessaria per un quadro di insieme sul sistema audioprisma, spero utile per chi già non abbia avuto modo di consultare i cataloghi di certe annate, questo articolo ha come fine primario, quello di approfondire un argomento molto caro ai possessori dei modelli flachbox. Partendo dal concetto basilare che il posizionamento su stand dedicati, consente un incremento qualitativo di tutto rispetto, viene naturale prevedere il ricorso a tale soluzione. Qui nasce un problema di non poca importanza, se già infatti risulta non proprio così semplice rintracciare questo genere di diffusori, soprattutto in buono stato conservativo, ancora più complicato è trovare i loro stand dedicati. Ecco a questo punto farsi avanti l’estro di qualche utente come il nostro amico Giancarlo Faraguti, che partendo dal modello originale, ha saputo ricostruire una copia ottimamente funzionante. Il modello prodotto da Grundig prevedeva una cromatura superficiale ed un parziale utilizzo di legno per il traverso frontale anteriore, per il resto la riproduzione di Giancarlo, risulta essere assolutamente sovrapponibile all’originale, del resto un’eventuale cromatura potrebbe anche essere presa in considerazione, se il costo sicuramente non irrisorio del trattamento non viene considerato come spesa superflua. Sfogliando cataloghi e listini vari degli anni in questione, ho potuto verificare che gli stand di cui andiamo a parlare erano stati previsti per i soli modelli flachbox audioprisma 503 e 703, ma anche per un terzo modello sempre flachbox, il 401M, probabilmente il modello rappresentato in questa illustrazione estrapolata dal catalogo 1973, dico questo perchè non si nota alcuna presa posteriore di connessione per ll diffusore 700 a cubo, sempre presente invece nei primi 2 modelli. Noto anche un pomello di regolazione inclinazione differente da quelli visibili in altre foto di questi supporti, forse introdotti negli anni successivi.
Ad ogni modo ho sempre visto foto con didascalie che lasciavano presagire un modello unico per tutte e 3 le casse, del resto non essendo le dimensioni estremamente differenti era immaginabile e produttivamente sensato concepire un solo modello di stand. Il posizionamento ad altezza adeguata può infatti essere comunque ottenuto tramite posizionamento differente dei fori posteriori di aggancio al supporto, ed eventualmente a cerniere con staffe più o meno lunghe.
Staffe di differente lunghezza.
Come ho avuto modo di anticipare e come può essere visto dalle foto Il supporto concepito da Grundig appare assolutamente semplice, ma nel momento in cui deve essere assemblato richiede una certa precisione, pena il mancato allineamento con i fori e viti sul retro cassa. Occorre insomma che i tubi metallici a sezione rettangolare siano tagliati perfettamente a squadra e le saldature siano eseguite con la dovuta precisione. Non sarebbe la prima volta che i disegni nelle mani di un fabbro grossolano, portano ad un risultato incompatibile con l’impiego finale.
Veniamo quindi alla ricetta tanto attesa.
INGREDIENTI:
1- Tubo scatolare rettangolare ferro acciaio 30mm x15 mm x 1,5 mm di spessore.
Lo si trova in molti centri commerciali per il fai da te. Per costruire i 2 supporti ne occorrono circa 205 cm. Fate i vostri calcoli in base alla lunghezza delle barre in vendita e tagli da effettuare.
2- 2 bulloni filettai da 6mm di diametro per 6 cm di lunghezza con testa.
3- 2 pomelli con filettatura femmina in cui inserire i bulloni, facilmente rintracciabili e da scegliere in base ai vostri gusti.
4- 4 cerniere piane a perno, quelle che vedete in foto, per essere inserite con un lato nelle barre devono essere larghe 25 mm. Per la lunghezza generalmente si indica quella totale e cioè quella della cerniera aperta e poggiata sul piano. Prendetele da 25mm x 100mm. Un’ala della cerniera resterà integra, l’altra verrà tagliata.
5- 4 tappi alettati rettangolari in plastica per chiudere le parti aperte dei tubi rettangolari, quindi per tappare sezione 15mm x 30mm. Sono comuni tappi a pressione facilmente acquistabili.
6- 4 bulloni a filettatura lunga circa 2 cm o anche più lunga, tagliando poi l’eccedenza.
7- 4 dadi per serraggio bulloni.
8- 4 pezzetti di legno da utilizzare come blocco per le cerniere all’interno dello scatolato metallico assieme ai bulloni di serraggio. La loro dimensione andrà adattata in modo tale da non consentire gioco nel canale del tubo.
9- bomboletta spray nero
10- pennerello di vernice nera per ritocco
11- set quadrati adesivi antiscivolo
12- 2 piedini gommati 10mm altezza per 25mm diametro come da foto
13- 8 feltrini quadrati adesivi 30mm x 30 mm da porre tra stand e pavimento
Inutile dire che la buona riuscita del tutto è condizionata dal taglio e saldatura dei componenti. Per tale motivo il consiglio è quello di rivolgersi ad un fabbro preciso che oltre ad effettuare un taglio perfettamente in squadra degli scatolati, saprà saldare il tutto con la precisione richiesta. Altra operazione importante da far fare al fabbro è quella del foro filettato per l’alloggiamento del vitone di regolazione inclinazione.
Valutate poi se far verniciare direttamente gli stand o pensarci da voi.
Una volta in possesso dei vostri stand, potrete procedere con la finalizzazione del lavoro.
Cominciamo con il taglio delle cerniere:
Come precedentemente accennato, verrà tagliata solo un’ala della cerniera, quella che rimarrà esternamente allo stand andando a contatto con la cassa. Il punto di taglio può essere collocato a 2 cm dall’estremo esterno dell’ala della cerniera. Il taglio riesce semplicemente con un seghetto montato con sega da metallo.
Procedete poi con i 2 fori, quello per la vite della cassa e quello per il bullone passante di blocco al supporto. Il primo dovrà tenere conto del fatto che nonostante la precisione del fabbro e vostra nel sistemare le cerniere allo stand, saranno inevitabili delle minime imprecisioni, per cui dovete prevedere un minimo di tolleranza, praticando un foro più grosso del diametro delle viti delle casse, un minimo di libertà laterale vi garantirà la possibilità di far passare le viti e farle entrare nelle loro sedi sul retro cassa. Per quanto concerne i bulloni che bloccheranno la cerniera nello scatolato assieme al pezzetto di legno, il mio consiglio è quello di far praticare il foro direttamente dal fabbro con un trapano a colonna che fori perfettamente a 90 gradi la barra dello stand. Procedete poi in questo modo: costruitevi i prallelepipedi in legno appropriati, servendovi di seghetto da legno, eventuale lima e carta vetrata, in modo da ottenere due pezzi che entrino con un minimo di sforzo all’interno dello scatolato, insomma che se lasciati non scivolino sul fondo. Ovviamente le dimensioni in spessore dovranno tenere conto della contemporanea presenza dell’ala della cerniera. Una volta infilati legno e cerniera nello stand i modo che già da se restino in sede, procedete con il foro passante nella cerniera e legno. Potete forare la cerniera lasciandola nello stand oppure fare un segno passando dal foro dello stand, estrarre il tutto e forare il metallo per poi rimontare tutto e terminare con il foro del legno. Se in possesso di un trapano a colonna, potete anche non far fare i fori al fabbro e farli direttamente da voi. Forate ll vostro panino costituito da stand+cerniera+legno+stand. In questo modo ottenete un foro passante perfetto che vi permetterà di inserire i bulloni da parte a parte senza ammattire a far combaciare i fori delle varie parti.
Sistemate le due cerniere solidali con lo stand, procedete subito con una prova per essere certi che tutto sia stato fatto a dovere e per capire se occorrono degli aggiustamenti.
Coricate le audioprisma col frontale verso il basso, ricordate che la lente acustica superiore sporge e se non volete rovinarla meglio prevedere del materiale morbido su cui appoggiarle. A questo punto provate a poggiare le due cerniere con lo stand ed assicuratevi che i fori che avete fatto sulle cerniere consentano il passaggio delle viti verso le loro sedi filettate nella cassa.
Se tutto funziona, tornate pure al vostro tavolo di lavoro con i 2 stand.
Il pensiero del metallo della cerniera a contatto con il legno non è il massimo, troppo facile poi ritrovarvi con il legno rigato un domani se decidete di smontare tutto. Per evitare questo possiamo utilizzare del materiale di separazione, ricordando però che non può essere troppo spesso, altrimenti perderemmo parte della sede filettata in profondità, rendendo meno forte l’ancoraggio. Personalmente ho risolto con degli antiscivolo in materiale estremamente comprimibile. Incollate la parte adesiva alla cerniera e rifilate con delle forbici l’eccedenza. Con una semplice matita potete forare l’antiscivolo in modo da liberare il foro per la vite.
Applicate i tappi di chiusura dei fori degli stand, attaccate i feltrini nella parte inferiore e con un pennerello di vernice nera procedete con la pittura delle cerniere e ritocchi vari.
Altra soluzione interessante che m’è sembrata molto pertinente è stata quella della protezione del legno della cassa dal carico mica da nulla del vitone di regolazione inclinazione. Dopo qualche prova ho trovato una soluzione ideale tramite l’utilizzo di un piedino gommato normalmente utilizzato per i piedi delle sedie, come da foto. Le dimensioni sono tali da permettere da un lato l’alloggiamento della testa del bullone e dal lato cassa di avere una base di 2 centimetri di appoggio e protezione del legno. La forma e l’incastro sono tali da consentire un’adattamento perfetto del piedino gommato al variare dell’inclinazione della cassa.
Piedini gommati protezione cassa vitone per inclinazione.
Esempio di pomelli filettati.
Alcune foto scattate da Giancarlo Faraguti durante la costruzione dei supporti.
Per finire una foto riassuntiva con la visione contemporanea da differenti punti di vista.
Un grazie a nome di tutti i possessori di diffusori audioprisma all’amico Giancarlo Faraguti e da parte mia anche un grazie alla sua generosità e disponibilità.
Bravissimo Luca, articolo molto interessante e completo , ho da anni le Audioprisma 506 bianche . E un grazie a Giancarlo Faraguti per la passione che mette a disposizione di tutti.
A parte l’interessante articolo (io non possiedo Audioprisma ma non si può mai sapere), quello che salta all’occhio è la comunicazione visiva, grazie alle foto veramente belle. Dovresti essere nominato responsabile dell’aspetto grafico del sito, “Web design”. Bravo, non c’è altro termine.
Ottimo articolo,bravo Luca…
Credo il lavoro di Giancarlo meritasse di essere presentato a tutti. Le piccole variazioni sul tema, leggi elementi da porre tra cerniere e legno e piedino gommato a protezione cassa, sono elementari migliorativi interessanti, ma di puro contorno rispetto allo stand, che resta l’elemento fondamentale. Giancarlo ha sperimentato parecchio prima di arrivare al modello definitivo, che non credo nutra timori revrenziali nei confronti del modello originale.